

La necessità di modificare l’attuale sistema di mobilità basato sui mezzi a propulsione fossile e sull’utilizzo dell’auto privata è ormai una questione globale: oltre il 23% delle emissioni di Co2 è generata dai mezzi di trasporto e il 40% del trasporto urbano è causato dal trasporto privato. La risoluzione di queste tematiche rappresenta gran parte del lavoro che la società mondiale deve affrontare per risolvere i problemi causati dall’attività antropica sul pianeta. La ricerca di soluzioni improntate alla mobilità sostenibile è una priorità politica e sociale dei governi di tutto il mondo: due colossi economici e politici come la Germania e gli Stati Uniti hanno come obiettivo la messa in strada di oltre un milione di auto elettriche entro i prossimi dieci anni.
Uno degli obiettivi principali è quello della rimodulazione del trasporto privato e pubblico, essa deve realizzarsi tramite l’incremento delle quote di trasferimenti realizzati con mezzi pubblici e tramite il cambiamento delle abitudini dei privati. E’ necessario modificare la tipologia di mezzi utilizzati per la mobilità urbana e sub urbana abbandonando gli attuali mezzi a combustione fossile a favore di bici, bici a pedalata assisitita, scooter elettrici, auto elttriche, bus elettrici. Il trasporto di 10mila persone per un km effettuato in bus anziché in auto da 5 posti comporta un risparmio in termini temporali, energetici e di spazio fisico. I vantaggi sono molteplici: decongestione delle strade, diminuzione dello stress da spostamento tipico delle aree urbane, diminuzione della spesa energetica, abbattimento dell’inquinamento acustico, minori livelli di inquinamento con vantaggi per la salute del pianeta e per quella delle singole persone. Qualora il medesimo processo venga effettuato con auto e bus elettrici i vantaggi aumentano esponenzialmente.
Perché la mobilità possa divenire realmente una mobilità sostenibile occorre che vi sia una adeguata convergenza tra i programmi di sviluppo industriale privato e le politiche pubbliche. Occorre ripensare le città, tante sono le azioni da compiere: agevolare i percorsi dei mezzi pubblici e migliorare il servizio, realizzare piste ciclabili, disporre stazioni di bike e car sharing, realizzare pensiline fotovoltaiche per la ricarica delle auto elettriche. La crescita di questi impianti sarà vertiginosa: l’Europa passerà dai 100mila punti per la ricarica odierni agli oltre 2 milioni entro il 2017. Una necessità primaria laddove si voglia superare lo scoglio dell’ansia di ricarica degli utenti
Le auto elettriche rappresentano il futuro della mobilità urbana, come evidenziato da autorevoli esperti mondiali del settore ogni anno in Europa oltre 400mila persone acquistano una seconda o terza auto per gli spostamenti urbani. La percorrenza media è inferiore ai 70km, inoltre oltre il 90% dei guidatori europei non supera una percorrenza di 100km al giorno. Questi dati sottolineano la relativa importanza dell’autonomia delle auto elettriche, che si attesta al di sopra dei 100km. Una mobilità elettrica per una mobilità sostenibile è quindi senza dubbio una soluzione al problema della mobilità urbana.
In Italia l’immobilità del governo, che da mesi tiene nel congelatore l’approvazione del “piano strategico nazionale per la mobilità elettrica” contrasta con la dinamicità delle Pmi nostrane: la qualità delle auto elettriche made in Italy è comprovata dai riconoscimenti degli esperti del settore e dal mercato. Tre quarti della produzione nazionale è attualmente destinata all’esportazione verso numerosi paesi europei ed extraeuropei.
Sono circa 50 le Pmi italiane che si occupano di mobilità elettrica, quasi tutte gravitano nella Motor Valley emiliana, culla di marchi storici come Ferrari e Ducati e oggi simbolo della nuova rivoluzione motoristica che cambierà il modo di pensare la mobilità, ovviamente verso la mobilità sostenibile.
Tra esse spicca Tazzari, una azienda “made in Imola” che in meno di 24 mesi ha raggiunto una produzione di oltre 1.000 veicoli e un raddoppio del fatturato. La Zero (http://www.movirindi.com/index2.html) è il veicolo di punta dell’azienda, è la prima auto elettrica con batterie litio-ferro-fosfato che garantisce una vita delle stesse doppia rispetto alle normali con batterie in litio-polimero. In paesi apparentemente distanti come Norvegia e Israele Tazzari-Zero “va alla grande” dice Erik Tazzari. Il prossimo passo è la conquista del mercato nazionale, un grande progetto già avviato con il Comune di Parma è “Zero emission City” (http://www.parmanetwork.it/zec/index.html) ma, per una reale crescita nel mercato nazionale, occorre che vi sia un reale sostegno da parte degli enti pubblici. Tazzari è il classico esempio di “made in Italy” di qualità, ricerca tecnologica all’avanguardia e riconoscimento internazionale; se il settore pubblico farà la sua parte la crescita non potrà che essere la ovvia prosecuzione di un percorso di eccellenza, verso la mobilità sostenibile e con delle città più respirabili.
Un’altra azienda meritevole di attenzione per i grandi risultati raggiunti è Estrima, nata nel 2008 per volontà del suo presidente Matteo Maestri con sede a Pordenone. Il prodotto di punta è Birò (http://www.movirindi.com/index3.html), un veicolo elettrico a 4 ruote di dimesioni ridotte (174cm x 103cm) e immatricolabile come un normale scooter. Estrima è leader assoluto per numero di veicoli su strada tra tutti i mezzi a motore elettrico targati e tra tutte le categorie dell’elettrico; la crescita nel 1° semestre del 2011 è del 30% e Birò è il veicolo elettrico più venduto in Italia.
Sia Zero che Birò sono ricaricabili con una qualsiasi presa elettrica da 220V.
Innovazione e sviluppo in Sardegna sono oggi una realtà grazie all’attività di Ischida (www.ischida.it) che tramite il suo progetto Movirindi (www.movirindi.com) si adopera quotidianamente per una mobilità sostenibile in Sardegna da realizzarsi con veicoli elettrici.
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